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Investire nei BIG PHARMA

Writer's picture: Emiliano FloràEmiliano Florà

Il mondo scientifico, le grandi compagnie farmaceutiche e le società biotecnologiche si stanno impegnando da inizio anno per trovare una cura efficace contro il Coronavirus. Quali prospettive interessanti ci sono per gli investitori e come si stanno muovendo i big dell'industria farmaceutica?

Disclaimer: Tutti i contenuti di questo articolo non intendono in alcun modo costituire sollecitazione al pubblico risparmio oppure consulenza all’investimento in titoli azionari o in qualsiasi altro strumento finanziario ed hanno solo scopi informativi.

“Uno dei pochi settori che non è affondato, nel caos della pandemia globale, è quello dei Big Pharma. Se è vero che il cambiamento climatico porterà sempre più nuove emergenze, le lobby farmaceutiche godranno di ottima salute".

Le sperimentazioni ed i vaccini, prima per la SARS e dieci anni dopo per la MERS, non sono mai giunte alla fase finale, quella che li avrebbe resi disponibili per l’impiego sugli esseri umani, e quindi a tutt’oggi non si dispone di una cura.

Sembra, a quanto pare, per “interessi di mercato”.

Con molta probabilità, se fosse andata diversamente, ci sarebbe stato un impatto differente con il nuovo #Coronavirus SARS-CoV-2, un virus nuovo la cui origine è dibattuta, e che ha costretto l’OMS a metà marzo a dichiarare la pandemia.

Naturalmente non si ha a disposizione un vaccino che possa consentire di bloccare la sua diffusione; per di più, la sua efficacia ed il tempo affinché esso sia disponibile sono incerti.



Quanto tempo per ottenere un vaccino?


Il processo di sviluppo e di messa in commercio di un nuovo vaccino, che solitamente è di 10/15 anni se si seguono le stesse procedure per i farmaci, può ridursi drasticamente in presenza di gravi infezioni e/o in situazioni di emergenza internazionale e grazie anche alla collaborazione di ricercatori, aziende produttrici ed istituzioni sanitarie.

E’ davvero difficile stimare quanto tempo ci vorrà, ma sarà difficile andare sotto la soglia dei 18 mesi, e questo semplicemente per garantire il principio di sicurezza e di precauzione (ovvero quello di non nuocere) nonché di immunogenicità (la capacità di stimolare una risposta del sistema immunitario).

Atteso che, al momento, non ci sono quindi farmaci specifici per il trattamento, diventa interessante capire come si stanno muovendo le case farmaceutiche più importanti e quali farmaci stiano avendo i primi riscontri positivi.



Su cosa dovrebbe focalizzarsi un investitore


Sarebbe interessante intanto inquadrare le imprese che vendono mascherine ed altri accessori di protezione delle vie respiratorie, a maggior ragione se si ritiene che l’epidemia possa avere un decorso di medio/lungo termine.


Il focus non può non tener poi conto dei big del settore. Questi player, oltre alle risorse economiche, hanno consolidato negli anni anche i brevetti.

Il business della produzione dei vaccini, infatti, che è stimato intorno ai 35 miliardi di Dollari, è dominato da quattro grandi aziende farmaceutiche che rappresentano l’85% del mercato: la francese Sanofi, la britannica GlaxoSmithKline e le internazionali Merck e Pfizer.




Panoramica a 5 anni delle 4 BIG PHARMA

Sanofi Aventis sta collaborando con il governo degli Stati Uniti per sviluppare un vaccino per il nuovo virus, "rispolverando" quanto fatto già nel 2003 per la SARS;

GlaxoSmithKline sta collaborando con la "Coalition for Epidemic Preparedness Innovations" per un programma di vaccinazione. Insieme alla Sanofi detiene un portafoglio di vaccini non indifferente, che vanno dall’Herpes Zoster all’influenza stagionale, dalla pertosse alla poliomielite, e questo è molto probabile che continui a portare loro notevoli entrate;

Merck ha generato incassi legati al business dei vaccini che ammontano a più di 8 miliardi di dollari nel 2019, il suo vaccino contro il Papillomavirus è uno dei più venduti al mondo;

Pfizer, ha fermato l’attività sui vaccini negli ultimi anni, ma ha una pipeline (ovvero una linea di prodotti che viene costantemente aggiornata) di successo.


Per essere i vincitori di lunga data, però, bisognerà innovare.

Se è vero che le Società produttrici di vaccini potranno vedere periodi di forte crescita, è pur vero che per essere vincitori di lunga data dovranno innovare: è il mercato che lo richiede.

E' necessario allora capire quali altre abbiano il capitale necessario e si stiano muovendo di più nella direzione dell’innovazione e della ricerca.


La Toyama Chemical, che fa parte del gruppo Fujifilm Holdings Corporation, produce l’antivirale Avigan. L’efficacia del farmaco in questione, dopo una prima fase positiva, parrebbe però modesta, in quanto i benefici si limiterebbero ai soli casi di lieve/modesta entità.


Il Notiziario Chimico Farmaceutico riporta, ad inizio aprile, che la Johnson&Johnson avrebbe selezionato un potenziale vaccino contro il COVID-19 tra i prototipi generati dalle ricerche su cui lavora da gennaio 2020.


La tedesca Bayer, sebbene al momento non rivesta parte attiva nella realizzazione del vaccino, è una delle maggiori multinazionali impegnate nella ricerca e nello sviluppo di #medicinali. Fornisce prodotti farmaceutici umani e veterinari, prodotti chimici agricoli e prodotti biotecnologici, polimeri di alto valore. Ha lanciato internamente da poco la piattaforma “Science4Help”, strumento di discussione e condivisione di informazioni sul tema Coronavirus tra tutti i ricercatori del Gruppo.


Novartis, il gigante farmaceutico svizzero, sta attualmente testando sui pazienti il farmaco generico idrossiclorochina e medicamenti simili, per vedere se sono efficaci.


La Roche, il cui farmaco antiartrite Tocilizumab è stato usato in via sperimentale in Cina, ora c'è anche in Italia e si sta dimostrando efficace nelle prime fasi della malattia. Inoltre ha annunciato da poco che renderà il test sierologico disponibile entro maggio nei paesi dell'Unione europea: un mercato dal grande potenziale, quindi. Altro produttore dei test una realtà tutta italiana, Diasorin.


E' di pochi giorni fa, inoltre, la notizia che farmaci usati per il tumore alla prostata stiano dando qualche buon segnale. Fare una ricerca, anche qui, potrebbe tornare utile.


Altre aziende, poi, che hanno annunciato iniziative di sviluppo di #vaccini o farmaci per affrontare il virus, oppure che abbiano programmi che includono farmaci per altre infezioni virali sono le seguenti:





Quali prospettive per il settore farmaceutico


Il settore farmaceutico e quello biotech saranno dunque da monitorare nei prossimi mesi con grande attenzione e minuziosità, perché offriranno di certo buone opportunità d’investimento a chi saprà decifrarne le dinamiche.

Gli analisti invitano però ad investire razionalmente: alcune Società tra quelle menzionate sono state oggetto di speculazione nei mesi di gennaio e febbraio crescendo in modo smisurato.


E’ sempre indispensabile, quindi, essere cauti e operare con intelligenza.


Si prospetta nei prossimi anni uno scenario complesso, dove da una parte le aziende farmaceutiche saranno chiamate in causa a livelli differenti sia nella vendita di medicinali necessari per le terapie che nei processi di ospedalizzazione e, dall’altra, a sopportare il peso di una (ormai certa) recessione che potrebbe avere ripercussioni sulle loro finanze.

Sicuramente chi arriverà al successo nella produzione di un nuovo vaccino vedrà per anni produrre un flusso di cassa enorme.


Diversificare è certamente sinonimo di solidità e sicurezza, ed in questo caso è un MUST.


Rimane in ogni caso da capire se vi sia davvero interesse a sviluppare questo vaccino (non è stato così per ebola, SARS e MERS) e se alla base vi sia un business sufficiente a sostenerlo.


Ad ognuno le proprie considerazioni.


 
 
 

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