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Gli italiani ed il risparmio

Writer's picture: Emiliano FloràEmiliano Florà

Il risparmio privato degli italiani è tra i più elevati al mondo. Negli ultimi anni però, a causa di una crescita lenta dell'economia nazionale e del trascinarsi della stagnazione economica, hanno ridotto la loro capacità di accantonamento. Complice anche una cattiva educazione finanziaria.




I benefici dell'alfabetizzazione finanziaria, si sa, riguardano molteplici aspetti: si va dalla pianificazione del futuro al basso indebitamento, dalla sottoscrizione di prodotti previdenziali/assicurativi alla tutela da rischi e frodi e, soprattutto, all'attitudine al risparmio.

Nonostante i redditi fermi, l'alta pressione fiscale ed una cultura finanziaria tra le più basse d'Europa, i #risparmiatori del Bel Paese sono stati capaci nel corso degli ultimi decenni di mettere da parte un tesoretto derivante da attività reali (es. immobili, terreni) e finanziarie (es. depositi, titoli, azioni) che fa invidia ai partner europei ed internazionali.

“Negli ultimi decenni è emersa un'ottima capacità di risparmio degli italiani, superiore a quella di francesi ed inglesi. Dal 2008 al 2018, però, il loro risparmio lordo pro-capite avrebbe perso circa il 20% (elaborazione Associazione Italiana Private Banking)".

Innanzitutto, molti #italiani hanno considerato gli arrotondamenti di prezzo dovuti al passaggio Lira-Euro artefici del forte aumento dei prezzi e, di conseguenza, colpevoli di ridimensionare la propensione al risparmio.

Dopodiché, l'incapacità del Paese di riprendersi dalla crisi economica del 2008 e da quella del debito sovrano del 2011 ha ridotto notevolmente la capacità di risparmiare.


“Nel 2018 il tasso di risparmio degli italiani è stato del 2,5%, contro la media europea del 6% e quella degli americani dell'8% (dati Ocse)".

Una montagna di liquidità


I depositi a vista degli italiani, che in questo momento si attestano sui 1.400 miliardi e ammontano a circa l’80% del P.I.L., sono senza dubbio imponenti, considerando il rapporto importo/popolazione.

A quanto pare, questa escalation di liquidità riguarda un pò tutti gli altri Stati europei: basta considerare che, in meno di 15 anni, le somme depositate nelle banche dell’Eurozona hanno evidenziato una crescita costante ed hanno raddoppiato il loro valore.



La perdita di potere d'acquisto


Gli italiani, quindi, bloccano in depositi bancari e risparmi gran parte del proprio patrimonio, e questo è riscontrabile dai calcoli Abi: dal 2007 a oggi, la giacenza totale sui conti correnti italiani, è salita da circa 1.000 a quasi 1.400 miliardi di euro.

Questo mare di soldi, che tra l'altro non finisce nel sistema produttivo, in una cornice di tassi a zero e con le banche che non remunerano è dannoso.

E' necessario ricordare, a questo proposito, che tenere i soldi “sotto il materasso” o sul conto corrente significa in pratica farseli erodere dall'inflazione.


Sarà determinante per gli italiani, negli anni a venire, mantenere costante e per quanto possibile inferiore il rapporto tra passività totali familiari e reddito.

Se così non dovesse essere, la capacità di risparmio andrà in caduta libera e, di conseguenza, non si farà altro che amplificare una forte disuguaglianza nella distribuzione di ricchezza.

 
 
 

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