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Andrà tutto bene

Writer's picture: Emiliano FloràEmiliano Florà

In Italia, la fase più violenta dell’epidemia sembra ormai in fase di esaurimento e si inizia a guardare al dopo, a come ripartire ed a quali precauzioni adottare, con parecchi interrogativi sull' #andràtuttobene.


Nell'ultimo decreto Conte non si assume grandi responsabilità e delega chiaramente al comitato tecnico scientifico scelte che sono politiche, prolungando le restrizioni in tutto il territorio nazionale per molte categorie lavorative.

La condizione comune di moltissime aziende, in apnea di liquidità da due mesi e con tanti costi da sostenere, è però già indice di bancarotta.

“Le conseguenze economiche che sta provocando il lockdown nel Belpaese rischiano di essere irreversibili. In Europa tutti più rapidi dell'Italia nel ripartire”.

Mentre la Germania ha già allentato le restrizioni e si è vista ripartire la diffusione del virus, in Francia Macron ha proposto un piano di riaperture nazionale con deroghe territoriali ed in Spagna Sánchez ha dato la precedenza alle province dove si sono registrati meno contagi.

Zero incassi da due mesi e tanti conti da pagare


Che la maggior parte degli italiani si siano rivelati responsabili e solidali durante le restrizioni, è un dato di fatto. Che una riapertura accelerata possa compromettere tutto è assodato.

Ma adesso il Paese vuole ripartire, c'è voglia di tornare a lavorare.

Il DPCM del 26 aprile, però, prospetta ancora un prolungamento delle misure per alcune categorie: l'Italia lascia molte attività commerciali chiuse fino al 18 maggio e quelle della ristorazione ferme fino al 1 giugno.

Questo nelle ultime ore ha generato un forte disappunto tra le associazioni di categoria e gli imprenditori, i quali hanno messo nero su bianco la pessima situazione in cui versano le aziende nel caso in cui siano costrette ad un ulteriore lockdown prolungato.

Tra i settori chiave più colpiti: trasporti, ristorazione, turismo, moda.

Per una fetta di queste attività, purtroppo, ci sarà ben poco da fare; questo tempo servirà solo per confermare la chiusura definitiva, considerato anche che sostegni economici a fondo perduto non se ne sono ancora visti.

Dello stesso avviso l'Istat, che prevede uno shock rilevante e diffuso sull’intero sistema produttivo e la Fipe, la Federazione Italiana Pubblici Esercizi, che ha stimato il default per oltre 50.000 imprese e 350.000 persone senza lavoro.


Questi di seguito sono alcuni titoli raccolti dai quotidiani nei giorni scorsi





I nodi vengono al pettine


Il Coronavirus sta facendo inoltre emergere una realtà amara e poco piacevole, perché porta a galla tutti i problemi di cui il nostro Paese è afflitto:


stagnazione economica



precarietà lavorativa




peso della burocrazia




riacutizzarsi della questione meridionale




efficacia del S.S.N.

dopo i continui tagli alla sanità dal governo tecnico Monti in poi





Previsioni, minacce, speranze


Queste sono le previsioni economiche mondiali del Fondo Monetario Internazionale:




Come si può vedere da queste previsioni del F.M.I., l’Italia sarà uno dei Paesi più colpiti, con un P.I.L previsto per il 2020 che precipiterà del -9,1%, e questo anche a causa dello scarso spazio di manovra che ha in termini di politica monetaria e fiscale per reagire.

Le minacce per le famiglie sono legate alla tenuta del lavoro in primis, ed a ulteriori tassazioni del patrimonio (patrimoniale, che peraltro già c'è e non sarebbe la prima, o prelievo forzoso) ed al bail-in delle banche più in difficoltà.


La speranza è che non vi siano nei prossimi mesi politiche di austerità, ipotesi tutt'altro che remota, le quali potrebbero essere determinanti nell'aggravare disoccupazione e perdita di capacità produttiva.

Da questo scenario ne uscirebbero vincitori i grandi gruppi finanziari e industriali che acquisirebbero a prezzi di saldo i beni di maggiore valore del nostro Paese: banche, imprese, infrastrutture... processo che, peraltro, è già iniziato da tempo.

Per oggi è prevista l’inaugurazione del nuovo ponte di Genova. Nel mentre, il ministro dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli, ha annunciato l'arrivo di 10 miliardi a fondo perduto per le microimprese.

Questo è quello di cui l'Italia, e gli italiani, hanno bisogno.


Presto, o sarà troppo tardi.

 
 
 

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